“linfa”, di iena
il 27 novembre scorso è uscito linfa, il nuovo lavoro di iena su etichetta la locomotiva. si tratta di un disco di musica elettronica che si ispira all’opera dell’artista inglese jon hopkins. questo lo dice la locomotiva nel suo comunicato, ed allora me lo sono andato ad ascoltare, e mi sono ascoltata anche il lavoro precedente, per capire e conoscere meglio la sua elettricità, ché il genere non entra nelle mie corde musicali, ma se nella musica si trova quel che si cerca allora occorre darsi tempo e ascolto.
iena, è un nome che sa di cattivo, di ferocia, e forse anche di rivolta. ecco, e la rivolta è ciò che mi ha suscitato ascoltando i brani del suo “linfa” e mi sono detta “bravo, ché con le tue visioni d’arte ti lasci ispirare senza mai spirare di coraggio”.
“vento caldo”, e con michele pavanello la storia si fa pace
ci troviamo di fronte ad un secolo indefinito, e forse è per questo che decidiamo di convivere con le assurdità che ci circondano e, nel frattempo, ciò che abbiamo dentro non si dà pace.
ecco, la pace, dovremmo farla prima con noi stessi per renderci conto che nulla è più disarmante di lei e poi, solo poi riusciremo a vedere tutta la luce che infondiamo con le nostre presenze. e non è presunzione, ma condivisione di un cammino di “ascolto”, ché siamo tutti viandanti credenti. e il “credo” ci appartiene come passanti verso quel futuro che può mancare “se non c’è l’idea del domani”.
e quel “domani” non è solo tempo, ma persona fisica nel momento in cui “tu sei qui con me, senza chiedermi perché“, ché nel momento dell’assenza ogni nostro mondo crolla. e il tu diviene e ci viene in aiuto e “non t’importa che gli altri ridano di me, ho ancora tempo e voglia di sognare, perché’ non c’è pace se non c’è amore“. sì, è davvero un’opera coraggiosa questo “vento caldo” di michele pavanello, dove senza domande ce ne pone molte e ci costringe, per fortuna, a meditare per buttare giù le barriere alzate verso il prossimo che s’incontra.
“astrautore” ovvero quando le sfide salgono nico maraja accende le sue stelle
si porta la musica dalle stelle alle stalle, ché spesso se ne fa merce, ma poi, per fortuna, c’è sempre quell’incontro che.
ecco, ad esempio incontri nico e il picco ritorna in cielo quasi come una magia, e come il capitombolo d’un sogno si tracciano i suoi paesaggi.
non vado a cercare nell’ascolto la logica, ma quel che mai sarà, e poi penso se non avessi trovato chi ha qualcosa da dare e poi, via via, volto pagina col prossimo ascolto, per proseguire quella strada che le mani di un disco hanno sapientemente disegnato.
e così, quasi a casaccio, mi ascolto i brani di questa fortuna che ho avuto tra le mie, con l’udito abbracciato a stelle notti e buchi nella testa, e tutti con un unico filo conduttore, ché la passione non si getta mai dentro ad un burrone. e tra un “m’incanti” c’è un pensiero che davvero si fa “morbido” e sulla scia di bellissime melodie tu, ascoltatore, ti fai piccino sino a divenire bambino, e cerchi, cerchi di arrivare con nico lassù sulla luna, e ci dondoli insieme.
di passi e di passioni: “il mio modo di ballare” di paolo tocco
dicono sia tante cose paolo tocco…
poi, in un’ intervista, rilasciata al “blog della musica”, scopro questa frase “Ho imparato che un buon lavoro nasce sempre dal buon rapporto dei suoi genitori.”
e d’istinto m’è venuto da dire: sì, è stato un buon padre.
ci ho messo un po’, ma è proprio il tempo che m’ha consigliata e guidata, ché lui occorre per avere il sapore corretto, e corre nel momento che ti trasporta il desiderio, mentre lo fa restare fermo. e mentre non passa, ci si accorge che si sta accuratamente tenendo un testimone prezioso. e già ti senti bene sapendo che c’è. ecco, è questo l’effetto che mi ha fatto l’ascolto di “il mio modo di ballare” di paolo tocco.